Kasher o non Kasher: questo è il dilemma. Mercoledì scorso, nel tardo pomeriggio, si è svolto un incontro dal tema “Kosher a Roma” a Piazza di Pietra, nel tempio di Adriano. Adriano nel 135 tentò di sradicare l’ebraismo considerandolo la causa delle continue ribellioni, proibì la Torah e mise a morte gli studiosi. Gerusalemme prese il nome di Aelia Capitolina e agli ebrei venne vietato l’accesso. Ironia della sorte ieri proprio nel suo tempio si è parlato della simbologia della Kasherut e della tradizione ebraica. Sandro Di Casto ideatore del progetto insieme a Stefano Caviglia, ha ricordato che dietro alle tradizionali ricette giudaico romanesche c’è un mondo affascinante racchiuso nella simbologia e nella lingua ebraica. Trentadue sono i denti e trentadue sono le vie per arrivare alla sapienza. Cibo, machal in ebraico, porta la stessa radice di malach, angelo.
Il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni ha sottolineato l’importanza che il cibo ha per un ebreo. Adamo peccò nel Gan Eden. La trasgressione, sulla quale si è sviluppata una lunga esegesi, fu di tipo alimentare. Il vasto argomento dell’alimentazione Kasher può essere sintetizzato in: animali permessi e animali proibiti, macellazione rituale e divieto di mangiare alimenti di carne e latticini insieme. Ma la domanda più ricorrente è: “Perché?”. A partire dai semplici curiosi fino ad arrivare agli studiosi di antropologia culturale e agli stessi ebrei, tutti si pongono la stessa domanda. Le risposte sono vaste, dalle più semplici alle più assurde. Gli ebrei osservanti si basano sulla presenza delle regole nella Torah, alcuni credono nell’igiene del cibo Kasher, ma qualcun altro contesta perché sarebbe riduttivo fare della Torah un manuale di igiene. Che la Kasherut sia stata istituita per distinguere il popolo ebraico dagli altri popoli, non è da escludere. Serve forse per educare il popolo? Ovviamente le strade perseguibili sono molte.
Il maiale è il cibo proibito per eccellenza. Ed anche qui si scatenano montagne di domande dalla difficile risposta. Si crede che sia un animale sporco e quindi non sano, che il suo mantenimento, non cibandosi di erba, è costoso. Oppure c’è la teoria che sia sinonimo di ipocrisia: gli ebrei mangiano animali con lo zoccolo spaccato e ruminanti. Ma attenzione, “non è tutt’oro quel che luccica”, il maiale apparentemente ha lo zoccolo spaccato, ma non è ruminante. Per questo è considerato ingannevole.
L’iniziativa è stata presa dall’’Azienda Romana Mercati in collaborazione con l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, l’Archivio Storico e il Centro di Cultura della Comunità Ebraica di Roma per onorare una tradizione che attira i palati più curiosi. Nonostante tutte le persecuzioni, i prezzi alti del cibo Kasher, la cucina giudaico romanesca è ben salda e chi non ha avuto il piacere di assaggiarla, non sa che si perde.
Sara Moresco