Nella precedente parashà di Vayèlekh l’Eterno disse a Moshè: “”Quando gli [al popolo d’Israele] capiteranno grandi mali e disgrazie, questo cantico deporrà come testimone contro di lui perché non verrà dimenticato neanche dalla sua progenie, perché conosco la sua indole e ciò che egli è per fare ancor prima che Io lo conduca alla terra che giurai di dargli”. “Moshè dunque scrisse questo cantico in quel giorno [l’ultimo giorno della sua vita], e lo insegnò ai figli d’Israele” (Devarìm, 31:21-22). Il cantico di cui si tratta è la parashà di Haazìnu.
Nel quarto versetto della parashà è scritto: “La Rocca (in ebraico “tzur”) la cui opera è perfetta, poiché tutte le sue azioni sono giuste; è un Dio fedele senza iniquità, giusto e retto egli è” (ibid., 32:4).
Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nell’introduzione alla prima parte della Guida degli Smarriti scrive: “Il primo scopo di questo trattato è di spiegare il significato di certi termini che appaiono nei libri di profezia. Alcuni di questi termini sono ambigui per cui gli ignoranti attribuiscono a loro solo il significato originale dal quale derivano gli altri significati”.
Più avanti nel capitolo sedicesimo il Maimonide definisce il termine “Tzur”, che è quello che appare nel versetto citato della parashà di Haazìnu. Egli scrive: “Tzur è un termine che ha vari significati [in ebraico “meshutàf”; in inglese “equivocal”]. Il termine denota una montagna. Come è scritto: “Batterai sulla roccia (Shemòt, 17:6). È un termine che denota una pietra dura come la silice [in ebraico “chalamìsh” in inglese “flint”], come è scritto: “Coltelli di pietra” [“charvòt tzurìm”] (Yehoshua’, 5:2). Inoltre il termine denota la cava dalla quale vengono tagliate le pietre, come è scritto: “Guarda la cava dalla quale sei stato tagliato” (Yeshaya’, 51:1). Successivamente, in derivazione da quest’ultimo significato, il termine venne usato figurativamente per definire la radice e il principio di ogni cosa. È per questo motivo che dopo aver detto: “Guarda la cava dalla quale sei stato tagliato” la Scrittura continua [con le parole]: “Guarda il tuo patriarca Avraham…”, dando così una interpretazione da cui si capisce che la cava dalla quale sei stato tagliato è il tuo patriarca Avraham. Cammina sulle sue orme, fai tua la sua legge, acquista il suo carattere, nel modo in cui la natura della cava deve essere presente in quello che da essa viene tagliato. A seguito di questo ultimo significato, Dio, egli sia lodato, viene chiamato Rocca (“Tzur” ) perché egli è il principio e la causa di tutto ciò al di fuori di Lui. Per questo è scritto [in questa parashà]: “La Rocca, la cui opera è perfetta”.
R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Devarìm, p. 265) aggiunge: “Il Maimonide conclude il capitolo citando il versetto nel quale Dio disse a Moshè : “Ecco vi è un posto presso di me” (Shemòt, 33:21). Se tu, Moshè, esisti è perché io, Dio, condivido un posto con te, Dio è l’origine del mondo, non nel senso che lo ha creato molto tempo fa , ma nel senso che la radice è l’origine dell’albero”.
R. Avraham Saba’ (Zamora, 1440-1508, Verona?) in Tzeròr Ha-Mor commenta che le parole “La Rocca la cui opera è perfetta” sono forse un’allusione alla creazione del mondo (“Ma’asè Bereshit”) perché tutta la creazione è perfetta.
È interessante menzionare che nel 1948 nella dichiarazione d’indipendenza dello Stato d’Israele venne scritto: “Con la sicurezza nella Rocca d’Israele, noi firmiamo con le nostre mani come testimonianza di questa dichiarazione nella sede del consiglio di Stato sulla terra della patria, nella città di Tel Aviv, in questo giorno, vigilia dello Shabbàt, 5 Yar 5708, 14 maggio 1948″. In questo caso il termine “Rocca” fu usato perché i partiti marxisti non volevano menzionare la parola Dio. Fu un compromesso che soddisfò tutti.
Di Donato Grosser