Come il bambino esce dalle acque amniotiche per vedere la luce, così l’emersione dall’acqua del Mikvè ripete ogni volta il momento della nascita. Inoltre l’immersione nel Mikvè potrebbe rappresentare il nuovo rapporto che si stabilisce con la creazione originaria. In questa interpretazione di origine talmudica infatti i fiumi dell’Eden sono considerati come l’unico collegamento rimasto tra il nostro mondo ed il giardino dell’Eden. Immergendosi nelle acque del Mikvè è quindi possibile entrare nuovamente in rapporto con la creazione originaria.
Supervisore: Rav dott. Riccardo Shmuel Di Segni
MIQWAOT - BAGNI RITUALI
Miqwe di Lungotevere Cenci - Tempio Maggiore
Per inf. Ufficio Rabbinico Tel. 06.68400651/52 Addetta al Miqwe: Romina Moscati Tel. 333.4618750.
Aperto tutte le sere previo appuntamento. Per Tevilat Kelim il mart. 8.459.30, o in altri orari su appuntamento.
Gli uomini che desiderino fare Tevilà, contattino la Sig.ra Moscati Comitato Miqwe - Tempio Maggiore Shulamit Moscati Tel. 347.8801420
Miqwe di Via Balbo, 33 - Oratorio Di Castro
Addetta al Miqwe: Gabriella Di Veroli 347.7169619
Aperto tutte le sere previo appuntamento. Orario: dopo Arvit per due ore, escluso venerdì sera.
Miqwe Sara (in ricordo di Sandra Bachi Steindler z"l) - Via Giuseppe Veronese 119
Addetta al Miqwe: Simonetta Moscati 348.3393577
Chiuso la domenica sera. Gli appuntamenti vanno presi almeno 24 ore prima. Aperto per la tevilat kelim su appuntamento.
Mikve Eliyahu Fadlun - Via Famiano Nardini 15
Prenotazioni donne: 3922558870 Prenotazioni uomini: 3920590413 Mikwe Kelim su appuntamento si possono contattare gli stessi numeri
La milà (circoncisione) è la consacrazione del patto stabilito tra il popolo d’Israele e D-o fin dai tempi di Abramo. E’ mizvà sottoporre alla milà il bambino ebreo nell’ottavo giorno dalla nascita, anche se tale giorno cade di Shabbat, di Festa Solenne e di Yom Kippur.
La milà potrà essere rinviata solo per motivi di salute del neonato. Le milot rinviate e quelle dei bambini nati con parto cesareo non hanno luogo di Shabbat e nei giorni festivi.
Moalim a Roma
Dr. Daniel Cassuto
Tel. Ufficio Rabbinico: 06 68400651/2
Dr. David Luzon
Telefono: 329 4290088 / 349 0615684 – davidluzon@gmail.com
Dr. Mohel David Pavoncello
Telefono: 328 5760014 – pavoncello.moel@romaebraica.it
Chiunque effettui Milot con altri Moalim, è invitato a darne comunicazione all’Ufficio Rabbinico.
Il figlio primogenito, veniva dedicato, come una primizia, al servizio del Tempio ed al Sommo Sacerdote, che ne era considerato il legittimo proprietario.
Quando il bambino aveva compiuto il primo mese, i genitori avevano il diritto di riscattarlo dalle mani del sacerdote versando una somma pari al valore di “cinque sicli” (circa 100 grammi d’argento).
La cerimonia del Pidion haben, riscatto del figlio o “scompro”, secondo la popolare definizione romana, è compiuta da un Cohen, in quanto diretto discendente del sacerdote Aronne.
Quando nasce una bambina si procede all’opposizione del nome alla neonata ed alla sua benedizione con la cerimonia dello Zeved Ha-bat (dono della figlia). Questa cerimonia può aver luogo tanto in casa, quanto al Tempio.
Il giovane ebreo che raggiunge l’età di 13 anni in data ebraica, assume la responsabilità dell’osservanza delle mizvot e si chiama appunto per questo Bar Mizvà (letteralmente figlio del precetto, cioè obbligato all’esecuzione dei precetti).
Alla cerimonia del Bar Mizvà saranno ammessi soltanto coloro che, dopo aver sostenuto un esame alla presenza del Rabbino Capo o di un altro Rabbino da lui delegato, avranno dimostrato di essere seriamente preparati sul programma richiesto.
Indipendentemente da questo, l’obbligo di mettere in pratica le mizvot diviene fattuale con il compimento del tredicesimo anno. L’Ufficio Rabbinico, che dovrà essere contattato con ampio preavviso, è a disposizione per dare le indicazioni per la preparazione agli esami e alla cerimonia. La festa per il Bar/Bat Mitzvà non potrà essere programmata dalla vigilia di Rosh Hashanà a Kippur, dalla fine di Pesach fino a Lag Baomer e nelle settimane tra il 17 di tammuz e il 9 di av.
Per le ragazze l’obbligo di osservare le mizvot inizia a 12 anni compiuti; anche le ragazze debbono arrivare alla cerimonia del Bat Mizvà con un’adeguata preparazione, sostenendo un esame analogo a quello dei ragazzi. La donna è tenuta ad osservare le mizvot con un impegno non inferiore a quello dell’uomo.
Il matrimonio nell’ebraismo costituisce uno dei doveri più importanti. Questo precetto ristabilisce l’unità originaria di Adamo che conteneva in sé il principio maschile e quello femminile e provvede alla continuità del popolo ebraico, attraverso la procreazione.
1- Quando una coppia decide di sposarsi, deve presentarsi all’Ufficio Rabbinico che provvederà a comunicare tutte le informazioni necessarie per stabilire la data delle nozze e per porre le basi per la fondazione di una casa e di una famiglia ebraica. In questa fase preparatoria del matrimonio i futuri sposi frequenteranno dei corsi organizzati dalla Comunità che li informeranno sul significato del matrimonio, sul diritto matrimoniale ebraico, sulla kasherut, sull’osservanza del sabato e delle feste, sull’insegnamento della Torah ai figli, sulle norme della Taharat ha-mishpachà (rapporti coniugali), sulla mitzvà della tzedaqà (l’aiuto ai bisognosi). Tali norme contribuiscono a creare quell’atmosfera di Kedushà (santità) che rendono solida la famiglia ebraica e le assicurano le felicità e la benedizione divina. All’atto delle pubblicazioni gli sposi dovranno dichiarare che intendono celebrare le nozze presso il Tempio Maggiore di Roma o in un altro luogo e dovranno consegnare all’Ufficio di Stato Civile del Comune, oltre ai certificati richiesti dalla legge (nascita, cittadinanza, stato libero), una richiesta dell’Ufficio Rabbinico, che potrà essere ritirata presso il medesimo. Le pubblicazioni non si debbono fare di Sabato, né di giorno di festa ebraica.
2- Fissata la data delle nozze, ottenuto il nulla osta da parte dell’Ufficiale di Stato Civile del Comune, gli sposi si presenteranno all’Amministrazione della Comunità e all’Ufficio Rabbinico per consegnare tali documenti e per fornire i nomi ebraici propri e dei genitori, necessari per la scrittura della Ketubà (contratto matrimoniale).
3- La sposa prenderà accordi per fare la Tevilà (bagno rituale) nel Mikvè. Il Mikvè è una vasca contenente acqua di fonte o acqua venuta a contatto con acqua di fonte o acqua piovana, costruita secondo determinate norme. Per essere conforme alle regole, la Tevilà deve essere fatta solo nel Mikvè (0, a determinate condizioni, in acqua di fonte, di mare etc.). La Tevilà può essere fatta solo quando siano trascorsi almeno sette giorni dalla fine del periodo mestruale. Durante la Tevilà, la donna dovrà curare di non avere addosso anelli o forcine, lacca sulle unghie, rossetto o qualunque altra cosa che impedisca il contatto con l’acqua; durante l’immersione la bocca deve essere chiusa e non serrata. La Tevilà dovrà essere effettuata prima del matrimonio.
Secondo la Torah, la vita sessuale è parte fondamentale dell’esistenza e rientra nel progetto della creazione. Scopo dei rapporti sessuali, accanto alla procreazione, è anche quello di creare una vita di coppia armoniosa. Trascorsi sette giorni dalla constatazione della totale assenza di perdite di sangue, la donna si immerge nel Mikvè. Il rispetto di queste regole ha, tra le altre conseguenze, il fatto che astenendosi per almeno dodici giorni al mese dall’avere rapporti sessuali, i coniugi sono indotti fin dall’inizio ad impostare il matrimonio su altre forme di dialogo e comunicazione. Dopo ogni Tevilà si ha così un rinnovamento dei rapporti con una riscoperta continua del proprio partner, cosa che contribuisce ad impedire che il rapporto possa inaridirsi. La Tevilà – eccetto quella che si deve fare prima del matrimonio e che può fatta di giorno – va fatta di sera dopo l’uscita delle stelle. La donna, prima dell’immersione, deve essere perfettamente pulita. Il testo sulle norme della Tevilà può essere richiesto all’addetta al Mikvè.
4- E’ uso che i padri degli sposi e lo sposo salgano alla lettura della Torah il sabato precedente il giorno del matrimonio.
5– Prima della lettura della Ketubà, lo sposo consegnerà al Rabbino celebrante l’anello che intende dare alla sposa da lui stesso acquistato. Non è uso ebraico lo scambio degli anelli. Il Cohen è sottoposto ad alcune limitazioni nella scelta della sposa (ad esempio: non può sposare né una divorziata né una proselita).
di Sabato; nelle Feste solenni e mezze feste; nei digiuni; nei giorni che vanno da Rosh ha-Shanà a Kippur; durante una parte dei giorni dell’Omer (dall'inizio di Pesach fino al 18 di Yiar escluso) e in quelli che vanno dal 17 di Tammuz al 9 di Av.
1- Quando una persona entra in agonia, sarà cura dei familiari recitare le preghiere prescritte prima del decesso. I familiari possono chiedere l’assistenza di un rabbino. L’Ufficio Rabbinico è a disposizione per consultazione e assistenza 24 ore su 24, sabato e festività esclusi. Tel.: 3664539734 – 3396599710 – 066840061 Chesed Ve Emet 3312303181.
Qualora il decesso avvenga di Shabbat o di Moed, si contatti attraverso un non ebreo un’agenzia funebre di fiducia, anche per accelerare i tempi della sepoltura.
2- Avvenuto il decesso, i parenti che si trovano presso il morto, (genitori, figli, fratelli, coniuge) dovranno fare la Kerià, che consiste, in caso di decesso di un genitore, nella lacerazione delle vesti dalla parte sinistra in corrispondenza del cuore, pronunciando ognuno la formula “Baruch … Dayan Ha Emet” (Benedetto … il Giudice di Verità). In caso di decesso di un altro parente stretto, la lacerazione verrà effettuata a destra. Se è presente un rabbino sarà suo compito aiutare i familiari a provvedere a questa triste cerimonia. E’ possibile altrimenti fare la Kerià al cimitero subito dopo la sepoltura. Gli abiti con la Kerià dovranno essere tenuti fino al termine del 7° giorno di Avelut (Shiv’à). La Kerià non si fa di Shabbat e Moed. Il decesso deve essere subito notificato alla Comunità (Tel.: 066840061 – non di Shabbat e di Moed).
3- La salma dovrà essere coperta, avvolta in un lenzuolo e deposta a terra. Si accenderanno (non di Shabbat) delle candele attorno alla salma e un lume che dovrà ardere ininterrottamente fino al compimento del 7° giorno della sepoltura nella stanza in cui è avvenuto il trapasso.
4- Nella stanza in cui si trova la salma verranno coperti gli specchi.
5- Da questo momento ha inizio la veglia del morto da parte dei familiari i quali, come prescrive la tradizione, leggeranno i Salmi (in ebraico o in qualsiasi altra lingua) fino al momento del funerale. I parenti potranno chiedere alla Comunità i libri per fare essi stessi la veglia o chiedere la presenza di un vegliante autorizzato. E’ evidente che il valore delle preghiere recitate dai familiari è assai più grande di quanto non sia quello delle preghiere dette da un’altra persona.
6- Per tutto il periodo che va dalla morte alla sepoltura i parenti sono Onenìm e possono occuparsi soltanto di ciò che è necessario per i funerali, mentre sono esonerati dall’osservanza dei precetti (Tefillà, Tefillin, Birkat ha Mazon ecc.) e non contano per Minian.
7- La salma viene sottoposta a Rechizà (lavaggio rituale) e vestita con Tachrichin (indumento di tela bianca che viene fornito dalla Comunità). La Rechizà viene fatta di regola al cimitero, nell’apposito locale da personale specializzato della Comunità (Chevrà Kaddishà). In casi particolari può essere effettuata altrove, previa consultazione con l’Ufficio Rabbinico.
8- Dopo il funerale inizia l’Avelut che dura 7 giorni (il giorno della sepoltura è già considerato il primo giorno e il settimo giorno termina dopo la preghiera del mattino). Agli Avelim (genitori, figli, fratelli o coniuge del defunto) non è permesso lavorare durante i sette giorni Avelut. Al ritorno dal cimitero essi dovranno consumare il pasti di Avelut che sarà portato in dono da un’altra famiglia ebrea, stando seduti in terra o su bassi panchetti. Questo pasto è composto da pane, uova sode, sale e caffè; alcuni aggiungono olive e biscotti, gli Avelim non possono sedersi a tavola, ma debbono mangiare seduti sui loro sgabelli per tutti i sette giorni ad eccezione di Shabbat, nel quale possono sedersi regolarmente a mensa. Se il decesso è avvenuto nell’imminenza di Pesach, Shavuot, Sukkot, Rosh Ha-Shanah e Kippur, il conteggio dei giorni di Avelut cambia: bisogna quindi rivolgersi all’Ufficio Rabbinico per conoscere le variazioni pr eviste.
9- Gli Avelim non mettono i Tefillin il primo giorno di lutto.
10- Gli Avelim non possono farsi la barba durante i 30 giorni successivi alla sepoltura; per i genitori, la barba potrà essere fatta a partite dal 31° giorno e solo su invito pressante di un compagno. Il periodo di 31 giorni non si riduce anche se c’è una festa.
11- Al settimo giorno, al trentesimo e ai dodici mesi dalla sepoltura, gli Avelim si recheranno al cimitero per recitare le preghiere di rito sulla tomba del parente scomparso. E’ bene che al cimitero ci sia un Minian, in modo che sia possibile dire il Kaddish.
12 - Il Kaddish deve essere recitato dagli Avelim nell’anno di lutto, durante le preghiere del mattino e della sera. La recitazione del Kaddish si interrompe secondo alcuni le prime tre settimane del 12° mese. Si può chiedere alla Comunità di ricordare il nome del defunto per tutta la durata dell’anno di lutto durante le preghiere quotidiane.
13- La sepoltura ebraica è in terra.
E’ severamente vietata dalla legge ebraica l’apposizione sulle lapidi di fotografie, sculture ed altre immagini.
14- Durante l’anno non si debbono fare né si deve partecipare a riunioni mondane o di divertimento. In caso di feste di famiglia o di amici, è bene rivolgersi all’Ufficio Rabbinico per sapere come comportarsi.
15- Chi segue il funerale e visita le tombe al cimitero deve avere il capo coperto. Nei giorni di Sabato, Feste solenne, di mezza festa, Rosh Chodesh, Chanukah e Purim, il cimitero resta chiuso ai visitatori.
La Comunità è a disposizione delle famiglie per fornire ogni aiuto ed ogni spiegazione, per confortarle ed essere a loro vicina. La Comunità ha pubblicato un libro “Regole ebraiche di lutto” che viene dato alle famiglie in lutto e che può essere anche richiesto all’Ufficio Rabbinico.
Anniversari:
Il primo anniversario cade 12 mesi ebraici esatti dal giorno del seppellimento. Quelli successivi cadono il giorno della morte sempre secondo il lunario ebraico. Se il decesso è avvenuto nel mese di Adar in un anno embolismico (con due Adar), l’anniversario cadrà, in un anno embolismico, in quello dei due Adar in cui il decesso è avvenuto e nell’anno normale nell’unico Adar; se è avvenuto in un anno normale cadrà sempre di Adar Shenì o nell’unico Adar. E’ consuetudine fare un limud (studio) in occasione dell’anniversario.
Cimitero Verano
Indirizzo: Piazzale del Verano 1 (quartiere Tiburtino)
Telefono: +39 06 492361
Orari: Dal 1° ottobre al 31 marzo, dalle 7.30 alle 18.00. Dal 1° aprile al 30 settembre, dalle 7.30 alle 19.00. L’ingresso è consentito sino a un’ora prima della chiusura
Trasporti: linee 3-19-71-93-163-443-448-490-492-495-649-C2 C3
Cimitero Flaminio (Prima Porta)
Indirizzo: Via Flaminia Km 14, 400
Telefono: +39 06 3361 3362
Orari: Dal 1° ottobre al 31 marzo, dalle 7.30 alle 18.00. Dal 1° aprile al 30 settembre, dalle 7.30 alle 19.00. L’ingresso è consentito sino a un’ora prima della chiusura
Trasporti: linee C1 – C2 – C3 – C4 – C5 – C6 – C7 (C3 – C4 – C5 – C6 – C7 domenica sevizio all’interno del Cimitero)